Volterra ha due piazze contigue, vicinissime fra loro. In esse ci sono i due massimi edifici cittadini: quello del culto e quello del potere, ovvero il Duomo e il Palazzo dei Priori che, addirittura, sono per un piccolo lato fra loro attaccati.
Nella prima piazza - piazza San Giovanni – oltre al Duomo sorgono anche il bel Battistero e l’antichissimo Palazzo dei Vescovi. Nella seconda invece - piazza dei Priori - domina il Palazzo omonimo, cuore dell’intera piazza, che ha di fronte il Palazzo Pretorio, mentre tutto intorno sono i più antichi palazzi di Volterra, fra cui Palazzo Incontri e Palazzo Monte Pio.
E’ difficile scegliere quale delle due piazze sia la più bella, entrambe hanno il loro charme.
Per storia e suggestione la preferenza potrebbe andare alla piazza dei Priori con il suo grigio antico e la cinta muraria, dove torna in mente la millenaria storia, la memoria etrusca di questa lucumonia.
Piazza San Giovanni ci conduce invece in una storia diversa, quella della potente diocesi Volterrana. Sotto l’attuale cattedrale erano sicuramente, in epoca antichissima, addirittura due chiese poste su diversi livelli di terreno.
Ricco di vicende è anche il grande Palazzo Vescovile, già “casa dei granai” perché antico magazzino, che divenne poi sede episcopale da metà del Quattrocento.
Tanta storia millenaria, tanta vita di personaggi illustri è transitata per queste due piazze; ma anche oggi, nel terzo millennio, sostarvi in qualsiasi giorno dell’anno la suggestione non ha pari.
29/8/2023
Volterra - Le due piazze gemelle
Tra le molte e singolari cose meritevoli di una vostra visita a Volterra fra cui la celeberrima
Ombra della Sera del Museo Guarnacci, il Porcellino della Torre del Podestà, le finestrelle
per bambini del Palazzo dello Sbarba, per non parlare poi delle famosissime balze, fa spicco
la Porta all’Arco, costruita per mano degli etruschi con blocchi di calcare nel II secolo A.C. e
che presenta sull’arco esterno tre protomi, ovvero tre grandi teste umane scolpite in pietra ed
ormai consunte dal tempo. Gli studiosi di cose etrusche, da tempo discutono sul loro misterioso
significato. Le ipotesi avanzate sono molte: per alcuni si tratti dei ritratti di tre grandi cittadini,
per altri si tratta di teste di nemici decapitate e messe in mostra quale deterrente per eventuali
altri assalitori; per altri ancora invece sono teste di protettori divini e raffigurano la triade
etrusca di: Tinia (Giove), Uni (Giunone) e Menrva (Minerva), oppure sono Giove stesso e i
Dioscuri. Nel corso dell’ultima guerra mondiale e per la precisione nel 1944 i tedeschi volevano
minare questa porta per sbarrare la strada all’avanzata degli Alleati e fu allora che i volterrani
di ogni ceto sociale ed età disselciarono la strada, nell’intento di alzare un gran cumulo di
pietre e bloccarono con esso l’accesso alla città rendendo così inutile la distruzione della porta
stessa e salvando così una delle più suggestive, misteriose e preziose memorie dell’antichità
volterrana.
Volterra - L'enigma della porta con le teste tagliate
29/8/2023
Volterra non vale una visita solo per la città, ma anche per la zona che la circonda. Si chiamano le Balze di Volterra ed effettivamente ricordano l’effetto “terrazzamento” che accomuna diverse località del Paese che portano questo nome. La storia però insegna che il valore delle Balze di Volterra è diverso, perché dove ora ci sono gli smottamenti e il caratteristico paesaggio inabissato, prima dominavano le vecchie necropoli etrusche.
La passata civiltà toscana, infatti, aveva lasciato importanti vestigia che la natura ha distrutto. Come? La risposta sta nel passaggio tecnico che ha fatto sì che l’erosione di strati di sabbia più “deboli” posti più in basso di altri strati di sabbia più resistenti abbia determinato il crollo di alcune “fette” di paesaggio. Nella zona intorno a Volterra non ne hanno risentito solo le antiche opere etrusche – oggi si possono ammirare soltanto alcuni resti delle antiche mura, che possono anche rappresentare un ottimo itinerario per una tranquilla passeggiata da cui ammirare le particolarità del paesaggio a cui hanno dato vita i crolli – ma anche testimonianze storiche più recenti.
E’ infatti una preziosa Badia del primo Medioevo un’altra vittima degli smottamenti e degli spostamenti di strati di sabbia. Si tratta della Badia Camaldolese, struttura con tanto di chiesa annessa, che ebbe la peggio durante le erosioni del XVII secolo. Ormai abbandonata, vale comunque la pena raggiungerla per visitare in un’atmosfera di altri tempi e quasi irreale il chiostro e il refettorio.
Le balze di Volterra. Come si sono formate
29/8/2023
Quando il mare si ritirò da questo territorio, milioni di anni fa, lasciò a ricordo di sé un bene preziosissimo: il sale. Diventò la ricchezza più antica di Volterra. La sua importanza economica di allora può essere paragonata al petrolio di oggi.
Già in tempi antichissimi il sale è stato considerato un bene prezioso e una risorsa indispensabile, una vera e propria ricchezza, tanto da essere rinominato “l’oro bianco”. A renderlo così importante fu la scoperta della sua azione fondamentale per la conservazione dei cibi. Nei secoli il sale ha assunto una tale rilevanza da diventare non solo moneta di scambio, ma anche “ingrediente” di riti religiosi e credenze popolari. Infatti, in antichità il sale veniva usato per purificare altari e animali e tutt'oggi è diffusa la superstizione secondo la quale buttarne qualche granello dietro le spalle scaccerebbe la malasorte, mentre rovesciarlo la attirerebbe.
I primi a utilizzarlo furono i cinesi, oltre 5000 anni a.C. Più avanti anche i Romani si dedicarono alla produzione di questo bene prezioso occupandosi anche dello sviluppo della viabilità necessaria per il suo trasporto e commercio, come ad esempio la nota via Salaria.
In Toscana buona parte della commercializzazione del sale era legata alla valle del fiume Cecina, in particolare alla zona di Volterra, e avveniva sul tragitto dell’attuale strada statale 68, ancora oggi chiamata Via Salaiola, che da Saline di Volterra trasportava il sale attraverso la Val ďEra, Castelfiorentino, Fiesole, lungo la valle padana fino a Salisburgo e poi fin sulle coste del Baltico.
Per meglio controllare il sale, meglio proteggerlo, attorno ai luoghi da dove veniva estratto (le "moie") vennero costruiti castelli, fortificazioni, rocche, che possiamo ancora vedere oggi, pieni di fascino e di mistero: la rocca Sillana, ad esempio, in comune di Pomarance dove, secondo la leggenda, si svolse una battaglia tra Mario e Silla (forse da qui il nome) oppure la rocca di Montegemoli che domina la zona di Saline.
Proprio lungo la via Salaiola, in epoca medievale, avveniva il trasporto del sale, solitamente a dorso di muli, in direzione del capoluogo toscano oppure verso lo scalo fluviale di Empoli, dove i carichi di salgemma venivano imbarcati.
Nel territorio di Volterra si trovano ancora oggi alcuni tra i depositi di salgemma più vasti d’Italia. L’estrazione e il commercio del sale hanno rappresentato per secoli la base dell’economia di Volterra e della Val di Cecina, tanto che i depositi di sale e il diritto al loro sfruttamento divennero causa di lotte e rivalità. Con la conquista di Volterra da parte di Firenze nel 1472, i Medici si assicurarono lo sfruttamento delle miniere saline che con i Lorena assunse carattere industriale.
Il Sale di Volterra è puro al 99,99%.
Oggi è possibile visitare lo Stabilimento Locatelli Saline di Volterra accompagnati da un percorso espositivo che ripercorre la storia della Salina, dal Monopolio di Stato ai racconti ed alle testimonianze degli uomini e delle donne che hanno lavorato in questo luogo, giungendo fino ad oggi, momento in cui la Salina riscopre la sua identità e vive la contemporaneità reinterpretandosi. Oggetti ed immagini che raccontano una storia fatta di emozioni, di luoghi, ma che vivono il presente e si proiettano nel futuro.
Prenota la Visita delle Saline Locatelli qui: https://www.locatellisaline.it
Volterra, le Saline
23/8/2023
L'altro bene prezioso che ľacqua regalò a Volterra fu l'abastro. Ľuomo, già dal tempo degli Etruschi, lo fece suo. Lo estrasse, lo manipolò, lo lavorò.
Questa roccia di piccoli cristalli gessosi segnò spesso la strada del lavoro e del benessere di Volterra. Ancora oggi la città è nota per le sue botteghe artigiane, le sue fabbriche di alabastro, dove autentici maestri d’arte hanno saputo recepire le indicazioni che la tradizione gli ha insegnato ed applicare a queste le innovazioni tecnologiche che caratterizzano la nostra epoca. Il confine tra l’artigiano e l’artista è labile e girando per i vicoli di Volterra lo si percepisce ancora meno. Le piccole botteghe sembrano veri e propri musei, vi si può trovare di tutto: dalla lavorazione della lana a quella del metallo, dai maestri orafi agli artisti che modellano il vetro, ma il simbolo per la città di Volterra è l’alabastro, la pietra che fin dai tempi degli Etruschi rappresenta il carattere di questa terra. Volterra ha una sorta di esclusiva nella lavorazione dell’alabastro dato che i più importanti giacimenti si trovano proprio in questa zona ed i suoi maestri negli anni sono stati capaci di modellare la tradizione effettuando voli incredibili e realizzando autentici capolavori con la bianca pietra.
Già nel 1700 fu fondata da Marcello Inghirami Fei, giovane patrizio volterrano, la prima scuola per alabastrai. E proprio sul finire del 700 la città, grazie all'alabastro, ritrovò una sua grandezza internazionale. Alcuni volterrani portarono in giro per il mondo gli oggetti creati dalla fantasia e dall’abilità degli artigiani. A testimoniare questo momento magico di Volterra è la casa-museo di palazzo Incontri, diventato palazzo Viti nel 1850 quando Benedetto Viti rientrò in città dopo aver fatto conoscere, dagli Stati Uniti d'America all'India, alla Cina, i capolavori degli alabastrai volterrani. Uno straordinario percorso cominciato dagli Etruschi, che adoperavano l'alabastro per costruire urne cinerarie di incredibile bellezza. Si possono ammirare, numerosissime, al Museo Guarnacci, uno dei luoghi più importanti della città.
Sale, alabastro, doni dell'acqua a questa città di
terra.
Volterra, capitale mondiale dell’Alabastro
22/8/2023