Borghi

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  • Serravalle Pistoiese - Dove si trova l'Agriturismo I Pitti

    Il paese di Serravalle Pistoiese dista circa 1 km dall'Agriturismo I Pitti e ci si arriva con una breve passeggiata a piedi lungo la strada sterrata che conduce all'Agriturismo. 


    E' un piccolo paese adagiato sulle dolci pendici del Montalbano in una cornice naturale di vivo e armonioso aspetto.

    Queste terre mancano di sicuri riferimenti per l'età romana e altomedievale, ma sappiamo che la via Cassia, nel tratto Lucca - Pistoia, attraversando la catena del Montalbano, sicuramente interessava il passo di Serravalle. 


    La nascita del borgo è legata alla funzione di controllo della viabilità e di presidio del confine tra la valle dell'Ombrone e quella della Nievole.


    Il castello di Serravalle sembra assumere un particolare rilievo a partire dalla metà del XII secolo, quando la sua posizione strategica suscitò l'interesse del vicino Comune di Pistoia, che provvide, nel proprio interesse, a munirlo di mura e terrapieni. 

    E' riconducibile a tali interventi la costruzione di una rocca sul punto più elevato della collina, della quale rimane oggi la sola e altissima torre detta del Barbarossa, che permette di allungare lo sguardo e dominare le due valli al di qua e al di là del castello. Essa si innalza per 45 metri di altezza e aveva un ruolo strategico nell'avvistamento di eserciti nemici provenienti da Lucca e dal mare. Interessanti sono le disposizioni che ne regolavano la sorveglianza contenute negli Statuti del XII secolo e che sottolineano l'importanza della funzione di mastio e di guardia svolta dalla torre: il custode preposto alla sua sorveglianza era scelto tra i cittadini pistoiesi di censo piuttosto elevato e, durante i quattro mesi del suo incarico, non poteva uscire dalla torre. La porta veniva infatti sbarrata dall'esterno e nessuna costruzione poteva essere costruita nello spazio circostante.


    Fu tuttavia nel basso Medioevo che Serravalle Pistoiese divenne l'oggetto decisivo del contendere per la volontà di potenza dei principali attori della geopolitica toscana: pistoiesi, lucchesi e forentini la disputarono in battaglia, ognuno lasciando traccia del suo passaggio. Alla Torre del Barbarossa, infatti, fu contrapposta la Rocca Nuova, detta anche di Castruccio, decisa subito dopo l'assedio del 1302 condotto dalle truppe fiorentine e lucchesi guidate dal generale Moroello Malaspina al castello di Serravalle. Esso venne sopraffatto dopo tre mesi di assedio e si narra che di ritorno dal fallito attacco a Pistoia, i due eserciti vollero far pagare a Serravalle l'appoggio ai guelfi pistoiesi di parte bianca, ma vennero fermati da San Ludovico, patrono del borgo, apparso sugli spalti del castello in una nube luminosa. Il possente fortilizio, che diventerà il simbolo del borgo, fu portato a termine da Uguccione della Faggiola e poi dal condottiero Castruccio Castracani, che innalzò la possente torre esagonale di guardia.


    Con la morte del condottiero, avvenuta nel 1328, fiorentini e pistoiesi si alternarono nel controllo del passo, sino alla sua definitiva sottomissione a Firenze.

    Dal 1351 Serravalle ha vissuto sostanzialmente appartata sino ad anni recenti, interessata soltanto da sporadici episodi militari.


    La centralità del borgo è legata anche alla Via

    Francigena, che da Pistoia portava i pellegrini ad Altopascio e che passava proprio da questo Castello e dal borgo che ancora oggi racchiude due scrigni: la chiesa di San Michele e quella di Santo Stefano. All'interno All’interno della chiesa di San Michele sono presenti parte di un interessante affresco dei primi decenni del Trecento in cui è raffigurato il miracolo della spina di pesce" di San Biagio, ed il trittico in oro con Madonna in trono e il Bambino fra i santi Ippolito, Iacopo, Michele e Stefano, datato al 1439 e attribuito a Bartolomeo di Andrea Bocchi. Nella chiesa di Santo Stefano sono conservate le statue in terracotta invetriata di San Ludovico di Tolosa, patrono del paese, e di Sant Antonio Abate, realizzate da Buglioni e appartenenti alla scuola di Giovanni Della Robbia. Secondo la leggenda, Ludovico di Tolosa

    in segno di riconoscenza per la carità ricevuta dagli abitanti, avrebbe salvato il borgo nel 1306, apparendo sugli spalti del castello, avvolto in una nube luminosa, alle milizie lucchesi in procinto di sferrare l’assalto decisivo. Le celebrazioni in suo onore animano ogni anno la seconda metà del mese di agosto: il 19 Agosto la statua in stucco e cartapesta del Santo conservata sull'altare laterale nella chiesa di Santo Stefano viene

    portata in spalla in processione per le vie del paese. 

    Capolavoro della pittura Pistoiese di fine Trecento e già conosciuto dagli abitanti di Serravalle come la "casa delle figure", l'Oratorio della Vergine Assunta è un raccolto edificio che ha cambiato la sua identità trecentesca nel corso dei secoli. Dopo il 1789, con la soppressione delle compagnie religiose e degli oratori voluta dal vescovo di Pistoia, Scipione de' Ricci, infatti, l'edificio fu adibito a residenza civile e venne diviso in quattro vani disposti su due piani. Nascosto per secoli sotto l'intonaco di un'abitazione, viene riscoperto alla fine degli anni '80, quando riemergono alcune immagini sacre. Il restauro ha riportato alla luce un vasto ciclo di affreschi, con scene come la Passione di Cristo, il Giudizio e la Crocifissione, in parte riferibile alla scuola giottesca, che occupa tutte le quattro pareti dell'Oratorio, anche se molte parti sono andate purtroppo perdute. 

Serravalle Pistoiese - Breve storia del borgo dove si trova l'Agriturismo i Pitti

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  • La Valdinievole

    Il territorio che si vede ad est di Serravalle è chiamato Valdinievole, sebbene appaia più come una pianura incastonata fra colline i cui profili all’altra estremità della piana nei giorni di foschia non si riescono a scorgere.


    La Valdinievole è caratterizzata da tre aree principali, di cui una montuosa, con cime che superano anche i 1.000 metri, una collinare e una di derivazione lago-palustre. Proprio da quest’ultima zona, con la presenza di acque stagnanti e con la persistenza del fenomeno atmosferico della nebbia da esse provocato, deriva il toponimo di Valdinievole, dal latino “vallis nebulae” ovvero "valle delle nebbie". La pianura, resa malsana dalle continue inondazioni della zona palustre, non era favorevole agli insediamenti, i quali sorsero, necessariamente, sulle alture che chiudono a nord, ovest ed est l'intera area. Nacquero, così, i borghi montani e collinari di Pontito, Vellano, Buggiano, Uzzano, Massa, Cozzile, Marliana, Montecatini, Monsummano, Serravalle, Larciano, ecc, come rifugi sicuri per le popolazioni locali.


    Oggi è possibile leggere le tracce di tale processo di incastellamento, attraverso la serie di fortificazioni ancora presenti nell'area montana, pensate le une in comunicazione con le altre a difesa dell'intero territorio. Le prime azioni di bonifica della zona palustre, che ha, perciò, regolato gli insediamenti antropici della Valdinievole, cominciarono nel XVI secolo, ad opera della famiglia dei Medici, intenzionata a strappare all'acqua terreni per l'agricoltura. I lavori continuarono a fasi alterne fino alla metà del Settecento quando i Lorena, subentrati ai Medici, dettero vita ad una bonifica più ampia, al risanamento dell'intera area e all'alienazione delle fattorie granducali. Con tali interventi mutò radicalmente il volto della Valdinievole. 


    II grande bacino idrico, che da un lato era stato una importante fonte di sostentamento economico e una utile idrovia per i collegamenti con il mare, ma dall’altro aveva facilitato la diffusione della malaria, venne ridotto notevolmente, creando, così, i presupposti per quella che è la situazione odierna.


    La ricchezza idrica dell'area è legata, inoltre, alla presenza di acque termali, le cui virtù terapeutiche sono note fin dall'antichità. Centri termali come Monsummano e Montecatini, dove la costruzione degli stabilimenti termali viene avviata nella seconda metà del '700 per volontà del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, sono strettamente legati alla conoscenza e all'uso di tali acque.

La Valdinievole

1/7/2023

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  • Buggiano Castello

    Buggiano Castello è uno dei borghi più belli della Valdinievole, intimo, silenzioso, esclusivo e molto scenografico grazie ai suoi edifici colorati con il caratteristico Rosso Buggiano.


    Passeggiate per le stradine che portano ancora i nomi legati agli eventi e ai fenomeni atmosferici come la Via del Vento e la Via del Sole, oppure la Via di Sopra, la Via di Sotto o la Via di Mezzo.

    Percorrete il “salitone”, via Umberto I, a ricompensa per la durezza della salita, in cima troverete la bellissima Piazza Pretorio definita “salotto d’Italia” per la sua caratteristica intimità.

    Il Palazzo Pretorio, un esempio di architettura civile duecentesca, presenta una facciata in pietra con aperture eleganti al primo piano e decorata con 57 stemmi dei podestà di Buggiano, alcuni pregevoli, in terracotta invetriata di bottega dei Della Robbia. 

    Sempre sulla piazza si affaccia la Chiesa di Santa Maria della Salute e Nicolao da cui si può godere di un bellissimo panorama sulla valle del torrente Cessana. All’interno, sono custodite numerose opere d'arte dal Medioevo al Barocco, tra cui un fonte battesimale e un ambone in marmo del XIII secolo, opera del maestro comacino Lanfranco, un crocifisso ligneo del XIV secolo e dipinti di artisti fiorentini riconducibili al gotico internazionale di inizio XV secolo.

    La Chiesa, fondata nel 1038 come monastero benedettino, ha un'architettura romanica semplice in pietra arenaria e una torre campanaria imponente il cui suono si perde tra le vie del paese e fuori, verso le colline. 


    La Rocca, situata nel punto più alto del paese, era parte della struttura difensiva del castello ed è costituita da una torre in rovina e dalla torre dell’orologio con un meccanismo datato 1510.


    L’altra attrazione molto interessante di Buggiano Castello è la Villa Sermolli, oggi un albergo, con un bellissimo giardino visitabile ed una splendida terrazza che affaccia sulla Valdinievole, dove si può gustare una cena oppure godere del paesaggio sorseggiando un aperitivo.

    Proprio il giardino di Villa Sermolli è uno dei tanti esempi di giardini inseriti all’interno della cerchia muraria e nati dalla tradizione medievale dell’ “hortus conclusus” dei monaci così diffusi in paese e che spargono per le vie il profumo di agrumi.


    Inizialmente erano gli spazi esterni fuori dalla cerchia muraria ad essere coltivati, ma la necessità di avere a portata di mano erbe aromatiche e ortaggi per l’uso quotidiano ha sviluppato la coltivazione di orti/giardini all’interno delle mura.

    Ortaggi, alberi da frutto come noci e fichi, gelsi e olivi, ma anche piante ornamentali come rampicanti dalle fioriture meravigliose sono oggi i protagonisti dei terrazzamenti.


    In tutto il paese la natura si fa complice di un microclima unico. Qui, l'esposizione a sud bacia ogni angolo del paese, creando un ambiente ideale per la crescita lussureggiante di agrumi e piante che richiedono abbondante sole, temperature miti, protezione dai venti freddi e la giusta quantità di acqua. In questa magica miscela, ogni terrazzamento sulla collina, anche il più piccolo, diventa un'oasi rigogliosa dove le piante prosperano in un tripudio di colori e profumi.


    Questi giardini, ogni due anni nel fine settimana del mese di maggio vengono aperti al pubblico, per permettere a tutti di godere di un angolo di paradiso. 

4/10/2024

Cutigliano Breve storia e descrizione

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  • S. Miniato al Tedesco

    San Miniato si trova su un colle, tra Pisa e Firenze. È un importante centro economico e industriale del Distretto del cuoio, ma anche città d’arte e città slow food.

    E’ circondata da una campagna incontaminata, dove si respira ancora l’antica cultura contadina, con mille itinerari che portano a borghi secolari o ad antiche pievi e dove il sottosuolo nasconde un altro tesoro di San Miniato: il suo tartufo bianco.


    Il nucleo originario della città risale all'VIII secolo, quando 17 longobardi, secondo il documento originale del 713, edificarono una chiesa dedicata al martire Miniato.

    La città è dunque di origine germanica e dal Medio Evo sarà conosciuta come San Miniato al Tedesco. Ottone I di Sassonia, nel 962 ne fa uno dei centri dell'amministrazione imperiale e Federico II di Svevia nel 1218 vi edificherà il suo castello, destinandolo alla raccolta dei tributi per l'Italia centrale.


    Nel 1622 divenne sede vescovile costruendo un proprio seminario poco distante dal Duomo, nell’area allora popolata di case e botteghe addossate alle mura.


    Dopo Federico II anche Napoleone è stato a San Miniato: prima per avere l’attestato di nobiltà della propria famiglia, necessario per accedere all’accademia militare francese, poi durante la campagna d’Italia per visitare lo zio Filippo Bonaparte. Gli eventi della Seconda Guerra Mondiale hanno lasciato il segno in città provocando la distruzione di parte delle costruzioni medievali (tra cui la Rocca di Federico, poi ricostruita).

  • Il tartufo di S. Miniato

    Nell’incontaminato entroterra rurale querci, tigli e salici ospitano, tra le loro radici, dove vive in simbiosi, il più pregiato dei funghi ipogei: il Tartufo Bianco delle Colline Sanminiatesi. Il Tuber Magnatum Pico, questo è il suo nome scientifico, è da sempre una ricchezza di queste terre. Da oltre un secolo i tartufai sanminiatesi escono la notte, in compagnia dei loro cani, percorrendo sentieri nascosti tra i boschi, intenti a catturare il minimo e flebile profumo per poter scavare qualche buca e raccogliere il prezioso tubero.

    E proprio a San Miniato, tutti gli anni, nel mese di novembre, prende vita la Mostra Nazionale del Tartufo Bianco, una grande vetrina-mercato che richiama migliaia di visitatori italiani e stranieri.

San Miniato al Tedesco Breve storia, Il tartufo di S. Miniato - Breve storia e caratteristiche

17/10/2024

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  • Cutigliano

    Edificato lungo un importante tracciato viario, già documentato in età longobarda, che valicava il Passo della Croce Arcana per dirigersi a settentrione, Cutigliano si sviluppò dopo il 1368, quando, sotto Pistoia, divenne sede della Magistratura della Montagna. Il paese, caratterizzato dalle strette vie fiancheggiate da antichi palazzi e monumenti, è una prestigiosa località di villeggiatura estiva. 

    In inverno, sul crinale appenninico presso la  Doganaccia, è possibile sciare.

    Punto focale del borgo è la piazza del Municipio dominata dal Palazzo Pretorio o dei Capitani della Montagna, eretto alla fine del Trecento e ampliato nei secoli successivi.

    Lo scorrere del tempo su queste antiche mura è documentato dai numerosi stemmi in pietra e in terracotta policroma dei Capitani chiamati a ricoprire l'ambita magistratura, mentre un grande stemma della famiglia de' Medici, sormontato dalle insegne papali di Leone X, sovrasta il portale d'ingresso. Un altro simbolo del predominio fiorentino è la statua del Marzocco collocata sulla colonna di pietra nella piazza, copia della scultura

    originale che si conserva nella loggia rinascimentale di fronte. Sotto la loggia è possibile ammirare è possibile ammirare un affresco cinquecentesco con la Madonna e il Bambino. Il suono dell’acqua che scorre dalla piccola fontana in pietra, accompagna il visitatore fino alla vicina chiesa della Madonna di Piazza dove si conserva un’altra opera in terracotta invetriata di Benedetto

    Buglioni.

14/11/2024

Cutigliano Breve storia e descrizione

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  • Medicina

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  • La Svizzera Pesciatina

    Non lontano dall'Agriturismo I Pitti e dal Casa Rowe B&B e a pochi passi dal famoso paesino di Collodi, dove tutt’oggi Pinocchio incanta ed ammalia grandi e piccini con le sue bugie, si erge un’area di montagna, meglio conosciuta come Svizzera Pesciatina. L’appellativo le fu assegnato da Jean Charles Sismondi, storico, economista e scrittore di Ginevra di origini italiane, innamoratosi di questi luoghi che tanto gli ricordavano la sua amata patria, dove si stabilì dopo molti viaggi in Europa.

    Si tratta di una zona che può essere definita tra collinare e montuosa, di cui fanno parte le cosiddette 10 Castella, ovvero 10 paesini fortificati tutti costruiti con quella pietra serena che fece la loro fortuna durante il periodo medievale. 

    Un’unica verde vallata si estende sotto gli occhi increduli di chi ammira un paesaggio che, per i suoi colori, per la sua vegetazione e per gli scorci mozzafiato, ricorda i panorami alpini qualche chilometro più a nord. 

    Il territorio offre un paesaggio collinare premontano, ricco di acque e sorgenti, coperto da ulivi e boschi di castagno, quercia, robinia. Immersi nella natura potrete inoltrarvi per le strette vie delle dieci “antiche castella” che un tempo avevano un ruolo strategico perché si trovavano nell’area di confine fra la signoria lucchese e quella fiorentina. Tutte valgono una visita, tutte hanno una storia da raccontare: da Pietrabuona, risalendo il corso del torrente “Pescia”, a Vellano, Medicina, Aramo, Fibbialla, Sorana, S. Quirico, Castelvecchio, Stiappa fino a Pontito ubicato alla sommità a 750 mt di altezza.

  • Fagiolo di Sorana

    L'antica rocca di Sorana (una delle dieci Castella della Svizzera Pesciatina) domina dalla sua posizione strategica lo sbocco delle vallate formate dai due rami del fiume Pescia. Famosa per le ferriere e le cartiere ebbe una notevole importanza come stazione di sosta quando i paesi della collina erano collegati soltanto da impervie mulattiere. Oggi il suo nome è associato a uno dei prodotti più squisiti della gastronomia locale: il famoso fagiolo di Sorana IGP coltivato lungo i ristretti ghiareti del fiume Pescia e universalmente noto per la delicatezza della sua buccia (molti lo chiamano, infatti, il fagiolo senza buccia) che, una volta cotta, diventa una sola cosa con la polpa, e l’inimitabile sapore. Degustato con l’olio extra vergine d’oliva locale, poi, è un piatto senza rivali e da ‘scarpetta’ assicurata.


    Se volete gustare il Fagiolo di Sorana IGP a Sorana, potete fermarvi alla Trattoria da Sandrino che offre la buona e sana cucina locale dove il delicato fagiolo di Sorana IGP cotto nel fiasco è il principe. 

Svizzera Pesciatina, Breve storia, le 10 Castella - Breve storia e caratteristiche

2/11/2024

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  • Certaldo

    Alla fisionomia dell'antico centro originario che si erge sul colle (Certaldo Alto o il Castello) e che conserva intatte le strutture medievali e rinascimentali, si affianca quella moderna del nucleo urbano e industriale (il Borgo) sviluppatosi nel piano nel corso degli ultimi due secoli.


    Le origini di Certaldo, come testimoniano alcuni ritrovamenti nel territorio, si fanno risalire ad epoca etrusco-romana. Deriva il suo nome dal latino cerrus alto (o dal germanico cerrus aldo) col significato di "altura ricoperta

    di cerri" (alberi). 

    La sua storia è documentata dal 1164 quando Federico il Barbarossa concesse il territorio ai Conti Alberti che vi esercitarono il dominio fino alla fine del 1200. Assoggettato alla Repubblica di Firenze, Certaldo divenne dal 1415 sede del Vicariato, tanto che anche nel periodo Mediceo fu il centro politico e giudiziario più importante della Valdelsa. 


    Patria di Giovanni Boccaccio (1313-1375), uno dei padri della lingua italiana, Certaldo Alto conserva la casa e la tomba del novelliere (quest'ultima nella chiesa dei SS. Jacopo è Filippo). Casa Boccaccio, una torre e una loggia ricostruita dopo ľultima guerra mondiale, è oggi sede del Centro Nazionale di Studi sul Boccaccio con una ricca biblioteca. 


    Il “Castello", l'antico borgo, è raccolto entro le mura ancora in buona parte conservate su cui si aprono la Porta Alberti, la Porta al Sole e la Porta al Rivellino. Il "rivellino" rappresentava con le sue mura una difesa esterna al borgo per dominare il sottostante fondovalle con l'importante via Francigena. Si accede al borgo risalendo le più antiche e affascinanti ripide vie dette Costa Alberti e Costa Vecchia

    oppure la più moderna via del Castello. Lo scenario che si offre allo sguardo è quello di un raro esempio di urbanistica dal forte carattere medievale.


    Il Palazzo Pretorio costruito nella parte più alta e più antica del colle di Certaldo Alto, si trova alla fine di Via Boccaccio, la via principale del borgo.

    Presenta una facciata in mattoni costellata di stemmi in pietra, in terracotta invetriata e affrescati, delle più importanti famiglie fiorentine. Fu edificato nel XII secolo dai Conti Alberti, e divenne a partire dal XV secolo, sede del Vicariato della Valdelsa e quindi luogo in cui si amministrava la giustizia.


    La visita del Palazzo parte dalla Camera del Cavaliere, dove si tenevano le prime istruttorie dei processi e dove campeggia il significativo motto “ODI L’ALTRA PARTE E CREDI POCHISSIMO”, prosegue con la Sala delle Udienze, il carcere civile, le prigioni criminali e la cappella dove i condannati trascorrevano la loro ultima notte in preghiera. Al piano superiore sono visibili gli appartamenti privati e la splendida Sala del Vicario che fu affrescata alla fine del XV secolo da Pier Francesco Fiorentino, mentre nella vicinissima chiesa di San Tommaso e Prospero è esposto il Tabernacolo dei Giustiziati (1464-65), capolavoro di Benozzo Gozzoli che era originariamente collocato sulle sponde del fiume Agliena, lungo la strada per il patibolo, dove i condannati a morte venivano portati per un’ultima preghiera.


    Infine, va menzionato l’originale giardino giapponese realizzato nel cortile del palazzo dall’artista Hidetoshi Nagasawa in cui è anche stata ricostruita una tipica casa da tè giapponese.


    Altre architetture d'interesse storico e artistico sono le case signorili del Castello, come il merlato Palazzo Stiozzi-Ridolfi (XIV sec.) e il Palazzo Giannozzi che si fronteggiano lungo la via Boccaccio, dove si incontrano anche la "casa torre" di Palazzo Machiavelli e l’austera chiesa dei SS. Jacopo e Filippo (XIII sec.) che contiene un affresco del XIV sec. e finissime terrecotte Robbiane. Qui è sepolto Giovanni

    Boccaccio ricordato anche da un busto scolpito da Giovan Francesco Rustici.

    Dalla Chiesa si accede alla cella della Beata Giulia (1319-1367), figura sulla cui vita di religiosa di clausura sono nate affascinanti leggende ed all’annesso Convento degli Agostiniani dotato di un chiostro romanico particolarmente suggestivo.


  • La cipolla di Certaldo

    Certaldo, la città del Boccaccio, è famosa non solo per il suo celebre autore, ma anche per un'altra protagonista d’eccezione: la cipolla. Questo prezioso ortaggio è così importante per l'identità cittadina da apparire perfino nello stemma comunale, insieme al motto che recita: "Per natura sono forte e dolce ancora/e piaccio a chi sta e a chi lavora". Questo non è solo un omaggio alla cipolla, ma anche al carattere dei certaldesi, che come l'ortaggio, sono dolci ma allo stesso tempo forti.


    Le origini della fama della cipolla di Certaldo risalgono al 1100, quando i Conti Alberti, feudatari della zona, contribuirono a farne un simbolo del territorio. Il Boccaccio stesso, nel suo Decameron, cita la celebrità di questa cipolla, famosa in tutta la Toscana già nel Medioevo. La fertile terra che circonda Certaldo ha sempre favorito la sua coltivazione, conferendole una consistenza tenera e un sapore unico che la distingue da altre varietà.


    Oggi, in un’epoca di cambiamenti agricoli e alimentari, la cipolla di Certaldo è stata rilanciata grazie all’impegno dell’associazione Slow Food e della Regione Toscana, che ne hanno sostenuto la produzione, tutelandola come uno dei prodotti tipici della ricca tradizione toscana.


    Esistono due principali varietà della cipolla certaldese. La Vernina, coltivata in inverno, è caratterizzata da un intenso colore rosso e una forma schiacciata alle estremità, con un sapore deciso e pungente. La Statina, invece, viene coltivata in estate e ha una forma più rotonda, con una tonalità tendente al viola e un gusto delicato, perfetta per essere consumata cruda.


    La cipolla di Certaldo è un ingrediente incredibilmente versatile in cucina e può essere utilizzata dall'antipasto al dolce. Tra i piatti tradizionali che la vedono protagonista, spiccano la "francesina" (lesso rifatto), le zuppe e la deliziosa crema di cipolle. Questa viene preparata facendo appassire le cipolle in olio caldo, aggiungendo un po' di brodo vegetale e patate, per poi servire il tutto con crostini di pane toscano. Il risultato è un piatto delicato ma ricco di sapore, simbolo dell’autenticità della cucina toscana.


    Oltre a rappresentare un giacimento gastronomico unico, la cipolla di Certaldo incarna un legame profondo con la terra e le tradizioni contadine, rendendola non solo un prodotto agricolo, ma anche un emblema della cultura locale.

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19/10/2024

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  • Torre del Lago - Villa Puccini

    Giacomo Puccini arrivò la prima volta a Torre del Lago nel giugno del 1891. Dopo avere vissuto per alcuni anni in case in affitto, appena poté permetterselo, dopo i successi di Manon Lescault (1893) e La Bohème (1896) acquistò l'attuale costruzione che era un‘antica torre di guardia della tenuta arciducale e la fece completamente ristrutturare. Nello stesso tempo ottenne dal marchese Carlo Ginori, proprietario del lago, di interrare la parte di lago davanti alla villa per ricavarne il giardino e la strada al di là della cancellata. La casa, elegante e sobria, era dotata di tutte le comodità, dai termosifoni al telefono. Puccini amava risiedere a Torre del Lago, dove gli era consentito andare a caccia e godere della pace che gli era necessaria per il suo lavoro.

    A Torre del Lago compose gran parte delle sue opere: Manon Lescaut, La Bohème, Tosca, Madama Butterfly, La Fanciulla del West, la Rondine, e il Trittico. 

    Il Maestro componeva soprattutto durante la notte. Quando poteva, andava a caccia e questa attività gli era molto facile data la posizione della casa. Davanti alla cancellata teneva le barche, e il lago e il padule erano il dominio incontrastato di Puccini e dei suoi amici cacciatori.

    l Puccini facevano la vita semplice di una famiglia borghese: la casa era frequentata da persone di tutte le condizioni sociali, i pescatori e i cacciatori di Torre del Lago erano compagni abituali del Maestro. Furono suoi amici anche alcuni pittori che abitavano a Torre del Lago, e il poeta Giovanni Pascoli fu amico del Maestro.

    Nel 1921 Puccini lasciò Torre del Lago e si trasferì nella villa che s’era fatto costruire a Viareggio, dove visse sino al 1924, anno della sua morte. Dopo la morte del padre, Antonio Puccini, unico figlio del Maestro, fece costruire all’interno della villa di Torre del Lago la cappella dove il 29 novembre 1926 fu trasportata la salma di Puccini. In seguito vi trovarono sepoltura Elvira, Antonio e Rita Puccini.

    Nella Villa Museo Puccini si possono vedere il soggiorno della famiglia e lo studio del Maestro dove è conservato il suo pianoforte Förster e accanto lo speciale tavolo da lavoro sul quale sono i suoi occhiali e altri oggetti personali. In una teca di vetro è esposta la maschera funebre di Puccini, fatta a Bruxelles subito dopo la sua morte. Sono inoltre visibili alcuni manoscritti - tra i quali gli ultimi biglietti scritti da Puccini a Bruxelles dopo l’operazione -, riproduzioni di lettere e di pagine musicali oltre alle fotografie delle prime interpreti delle opere pucciniane, e di personaggi storici che il Maestro conobbe. 

    La Cappella ricavata da un precedente salottino, sono custodisce il mausoleo di Giacomo Puccini e le tombe dei suoi familiari.

    Recentemente, in seguito ad un accurato restauro,  la Camera da Letto di Giacomo ed Elvira Puccini è tornata accessibile al pubblico con l’aspetto originale del 1905, quando il Maestro in persona si occupò di rinnovarne gli arredi ispirandosi al verde, al lago e alla natura rigogliosa che circondavano la residenza. Il grande letto in ottone, l’armadio, la toeletta, la scrivania e l’intera mobilia hanno viaggiato indietro nel tempo, al punto che varcando la soglia dell’ambiente fresco di restauro si ha la sensazione di tornare ai primi del ‘900 quando il grande compositore era nel pieno della propria attività e nella casa risuonavano le note delle sue celebri opere.

    Al tempo di Puccini il lago arrivava alla cancellata, non c’era l’odierno piazzale. Attualmente il giardino conserva l'aspetto originario. Quando il Maestro era vivo era rallegrato dal canto di numerosi uccelli chiusi in voliere.


    Orari

    Ingresso ogni 40 minuti. Ultimo ingresso 40 minuti prima dell’ora di chiusura


    Nel mese di Novembre: APERTO SOLO SABATO e DOMENICA 10:00/12:40 (ultimo ingresso 12:00) – 14:00/17:20 (ultimo ingresso 16:40)


    Dal 1 Dicembre al 31 Gennaio: 10:00/12:40 (ultimo ingresso 12:00) – 14:00/17:20 (ultimo ingresso 16:40)


    Dal 1 Febbraio al 31 Marzo: 10:00/12:40 (ultimo ingresso 12:00) – 14:30/17:50 (ultimo ingresso 17:10)


    Dal 1 Aprile al 31 Ottobre: 10:00/12:40 (ultimo ingresso 12:00) – 15:00/18:20 (ultimo ingresso 17:40)


    Nei giorni delle opere del Festival Pucciniano (Luglio Agosto) 10:00/12:40 (ultimo ingresso 12:00) – 16:00 / 20:40 (ultimo ingresso ore 20:00)


    Chiusura

    lunedì mattina escluso dal 1 giugno al 30 settembre e 25 dicembre.


    Prezzi

    – Intero 7,00 € Adulti e ragazzi oltre 13 anni

    – Ridotto 3,00 € bambini dai 6 ai 13 anni
– Gruppo  6,00 € (almeno 15 paganti)  servizio su prenotazione

    – Gratuito bambini fino a 6 anni


    Puccini Segreto: Visita piano terra + Primo piano

    – Intero 12,00 € Adulti e ragazzi oltre 13 anni

    – Ridotto 3,00 € bambini dai 6 ai 13 anni


    Servizi

    – Audio guide in Italiano, Inglese, Tedesco, Francese

    – Depliant in lingue diverse


    Cani ammessi all’interno del museo portati in braccio dai padroni o legati nel giardino del museo

Torre del Lago - Villa Puccini- Breve descrizione orario e biglietti di ingresso

26/10/2024

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